In un mondo secolarizzato, ma in realtà affamato di senso, anche solo vedere una persona consacrata costringe a porsi domande e rivolgere il pensiero "alle cose di lassù" (Col 3,2).

La nostra missione

Perché Monache di Clausura

Dinanzi all’imperante consumismo, edonismo, materialismo, la presenza stessa di una comunità claustrale ricorda che la meta è il Regno dei Cieli, che Dio c’è, vivo e in mezzo a noi come un Padre.

Indossiamo un abito che annuncia chi è il nostro Sposo e che Lui solo basta. Il nostro compito è in primo luogo l’intercessione, che ci rende madri e mediatrici per il nostro popolo.

Desideriamo che la nostra preghiera e la nostra vita, donata totalmente a Cristo, coprano il mondo come un manto, attirandovi da parte di nostro Marito grazie speciali e sovrabbondanti.

Al contempo, una componente essenziale della quotidianità benedettina è l'ospitalità, l'apertura ad accogliere chi abbia bisogno di aprirsi, di ascoltare una parola di fede, di ritrovare un rapporto col Signore e un contatto con la propria dimensione interiore attraverso la preghiera e la Parola di Dio.

Quanto ci sta veramente a cuore è far sapere che esiste l'Amore, testimoniando la Potenza e la misericordia di Dio, che ciascuna di noi ha sperimentato nella propria vita: la fede si accresce donandola.


Un'esperienza di contatto con se stessi in Monastero aiuta a vivere la dimensione del silenzio, lontano dal chiasso e dagli affanni di tutti i giorni, che proiettano l'uomo fuori di sé, come se vivere fosse solo fare cose e noi fossimo soltanto corpo, anziché infinita capacità di ricevere pienezza di vita.

San Benedetto

Chi sono i Monaci benedettini?

Solo un ottimista come San Benedetto poteva iniziare un codice normativo con l’appello: “ Chi vuol essere felice? ”. È questa la profonda aspirazione del cuore umano, un traguardo tutt’altro che irraggiungibile! Il segreto è scoprire che cercare la felicità equivale a cercare Dio, il solo in grado di colmare tutto il bisogno d’amore che ognuno di noi custodisce nel proprio intimo.

Ecco il filo conduttore dell’intera Regola di San Benedetto, che intende semplicemente formare cristiani autentici.

All’incessante ricerca di Cristo, ad esempio, convergono i voti di castità, povertà e obbedienza, che non costituiscono certo una menomazione, ma la libertà di amarlo “con cuore indiviso” (1 Cor 7,34), mentre quello di stabilità lega indissolubilmente e per sempre il corpo e il cuore del consacrato a una precisa famiglia monastica, in cui l’altro è Cristo e ci si scambia l’amore ricevuto da Lui.

L’esperienza di una vita “sola a Solo”, però, non significa essere fuori della realtà. Al contrario, la storia mostra come, dovunque i monaci si stabilissero, finivano per sorgere vere e proprie città. Subito, i monasteri diventavano indiscussi punti di riferimento spirituali, ma anche centri propulsori di cultura, arte, architettura, artigianato, iniziative agricole ed economiche.

Nella lettera apostolica “Pacis nuntius”, Paolo VI riconosceva a S. Benedetto il merito di aver fondato l’Europa “con la croce, con il libro, con l’aratro”.

La nostra Preghiera

L'ossatura fondamentale della nostra giornata è costituita dalla Liturgia delle ore, una preghiera salmica che consacra a Dio i momenti chiave e quindi la totalità del nostro tempo, rilanciando momento per momento lo stato di orazione continua.

Il nostro Lavoro

Il lavoro costituisce la nostra fonte di sostentamento oltre alla Provvidenza dei benefattori. È la regola di San Benedetto "ora et labora" che lo vuole.
Lavoriamo ricamando a mano con antiche tecniche ormai rare e producendo piccoli oggetti.

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